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Intervento (sintesi) Presidente On.Fausto Bertinotti Festival DSC 30.01.2016

C'è una lunga storia di dialogo e di confronto tra il socialismo e il cristianesimo. Una svolta straordinaria è stata rappresentata dal Concilio Vaticano II ed ebbe una forza dirompente l'appello lanciato da Giovanni XXIII a “tutti gli uomini di buona volontà”. Un appello che abbatte steccati e barriere e crea ponti di dialogo tra due visioni così diverse eppure così vicine, accomunate dalla voglia di libertà, di rispetto per la persona, di opposizione ad ogni forma di sfruttamento dell'uomo.

La fede cristiana è una fede nel trascendente, la “fede” socialista si muove sul terreno dell'hic et nunc, ma entrambe cercano di intravedere un futuro migliore, cercano di creare una società di liberi e uguali.

La mia libertà finisce dove inizia la libertà dell'altro”. L’idea che comunemente viene considerata alla base del pensiero liberale. Ma questa idea di libertà è solo apparentemente un'idea nobile. Essa, infatti, vede nell'altro solo un limite. Il cristianesimo e il socialismo, invece, vedono nell'altro il futuro, la risorsa.

La nostra società e la nostra politica hanno perso fiducia nell'idea dell'uguaglianza come strumento indispensabile per evitare una crisi di civiltà. Oggi c'è una povertà diffusa: una povertà economica, ma anche spirituale e sociale. C'è una perdita di senso della vita che la politica sembra non essere più in grado di intercettare. Il capitalismo di oggi non ruba solo i soldi, ma ruba il senso, ruba la speranza e, al tempo stesso, si impone in maniera subdola.

Oggi non ci sono più leader capaci di essere testimoni del proprio tempo. Solo il Papa è ancora in grado di interpretare quello che sta accadendo, di riconoscere l'attuale “desertificazione” della politica e l'onnivora capacità di divorare propria del capitalismo attuale.

Viviamo in quella che potremmo definire la “cultura dello scarto”, che forse solo il Papa è in grado di combattere, riconoscendo, al contrario di ciò che avviene nel mondo, la dignità della persona. La sua Laudato si’ è innovativa per la capacità di unire giustizia sociale e tutela della natura e dell'ambiente.

La dottrina sociale della Chiesa ha avuto nel movimento operaio un avversario, ma anche un compagno di strada, di cui però, oggi la Chiesa, è priva. Il magistero del Papa è solo.

Oggi assistiamo alla “perdita di potenza delle potenze”, alla scomparsa dei leaders in grado di individuare e indicare una nuova strada. Il dominus è la dimensione finanziaria e anche l'Europa si limita a dare indicazioni economiche, fissando, ad esempio, un tetto al deficit ma non anche alla disoccupazione. Il potere politico non domina più i processi sociali ed economici. Non c'è più quella che una volta veniva definita “l’ascensore sociale”, manca una dimensione di crescita collettiva (come poteva essere quella rappresentata dai circoli di partito e dalle parrocchie) capace di individuare i talenti, di farli crescere attraverso una trama di relazioni e di renderli utili alla collettività.

Forse, oggi, è necessario ripartire proprio da quell'appello agli uomini di buona volontà che, al di là delle diverse fedi, convinzioni, idee, abbiano la forza di ricostruire spazi di dialogo e di confronto per costruire, insieme il bene comune, un mondo migliore.

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